Villa Necchi Campiglio: continuiamo la nostra visita.

I luoghi del cuore di una grande famiglia imprenditoriale del ‘900

da | 24 Dic 2018 | luoghi

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La vita nella Villa Necchi Campiglio.

Larchitetto Portaluppi, uno dei più importanti della sua epoca, aveva pensato a tutto: la progettazione e la realizzazione della prima piscina privata di Milano, il campo da tennis, la veranda sul giardino, il montavivande, l’ascensore interno, la stanza del fumoir…

Tutte le comodità e le funzionalità di una casa moderna, ad appannaggio di una ricca famiglia pavese trasferitasi a Milano.

Ambienti curati nei minimi dettagli.

Come la sala da pranzo, con le pareti ricoperte da particolarissimi parati di papiro, o la sala adiacente, destinata alla preparazione dei piatti ad opera dei domestici. Qui il montavivande per il “trasporto” dei piatti dalla cucina situata nel seminterrato, e un grande lavabo in metallo appositamente progettato con i piani laterali obliqui, per il deflusso dell’acqua (caratteristica che difficilmente si ritrova ora nelle cucine moderne).

Si passa, poi, alla stanza dei “lavori di casa”, con le ceramiche, gli assi da stiro, i tavoli della sartoria e, ovviamente, la macchina per cucire targata Necchi.

Qui è possibile ammirare le porcellane, il cui disegno è stato pensato dallo stesso architetto Portaluppi: si ritrovano i motivi geometrici a lui tanto cari (di ispirazione Art Dèco), così come il “marchio” della famiglia proprietaria della Villa.

Fino ad arrivare allo studio di Angelo Campiglio, con le pareti ricoperte da preziosi pannelli in legno. In questa stanza rileva la massiccia scrivania “monoblocco” a forma di ellisse. Perché l’ho definita monoblocco? Perché la sedia è “attaccata” al tavolo, e scorre su un apposito binario. È progettata in questo modo per permetterne il facile trasporto e, come si direbbe oggi, l’utilizzo in mobilità. Dunque, una sorta di scrivania portatile, anche se dall’aspetto non sembrerebbe affatto tale, sia per le dimensioni, che per la “pienezza” del legno. 

Di tali tipi di scrivanie ne esistono ormai pochissimi pezzi (probabilmente solo 4-5 al mondo), ed uno di questi si trova appunto a Milano, nella Villa Necchi Campiglio. Sembra, poi, che un esemplare simile sia stato posseduto anche da Napoleone Bonaparte, che lo usava nei suoi spostamenti.

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Al servizio dei Necchi Campiglio

L’architetto Pietro Portaluppi aveva pensato a tutte le innovazioni più funzionali per l’epoca: l‘ascensore interna, la piscina riscaldata, i doppi infissi, il campo da tennis,…

Nella mia visita sono stato colpito anche da un’altra particolarità, che certamente non si trovava in tutte le case della borghesia milanese degli anni Trenta…

Si tratta di una sorta di citofono interno, un quadro elettrico del tipo di quelli utilizzati negli alberghi più grandi e importanti dell’epoca. Grazie a tale impianto, i domestici della Villa erano immediatamente “aggiornati” sulle richieste della famiglia. I residenti o gli ospiti della casa, infatti, potevano premere un bottone per richiedere l’assistenza degli inservienti, che, grazie all’illuminazione di una “casella”, potevano riconoscere immediatamente la stanza o la struttura esterna da cui proveniva la richiesta.

Tante opere d’arte al primo piano della Villa Necchi Campiglio.

Non solo La famiglia del pastore di Sironi e L’amante morta di Martini, già visti nel corso della prima parte della nostra visita alla Villa. Ci sono molti dipinti di rilievo al primo piano (ma le… “sorprese” continuano anche al secondo). Fanno quasi tutti parte del prestito permanente lasciato da Claudia Gian Ferrari al FAI, prima ancora della sua morte.

Ad esempio, una Natura Morta di Giorgio Morandi, opera del 1938.

Oppure, due quadri di Giorgio De Chirico: il Ritratto di Alfredo Casella e il mitologico Oreste ed Elettra.

Continuando, poi, con le “ballerine futuriste” di Mario Sironi, e con il cupo Periferia, sempre di Sironi.

È tempo di salire al secondo piano della Villa Necchi Campiglio.

Arriviamo al piano superiore usando lo scalone con il massiccio parapetto in legno, dove ritroviamo, ancora una volta, le forme geometriche tanto care all’architetto Portaluppi (e da lui disegnate). Qui, un’altro richiamo al Dèco, con i possenti lampadari in ferro battuto.

Dopo le scale, si arriva all’ampio pianerottolo, da cui si accede alle camere della famiglia, e alle stanze degli ospiti e della capo governante. L’accesso avviene grazie ad un lungo corridoio con le volte decorate da motivi geometrici continui.

A breve un’altra “tappa” della nostra visita alla Villa Necchi Campiglio. Altre stanze e opere d’arte ti aspettano!

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